Stop al Panico pieces

Hip Hop

Hip Hop

Hip Hop di Rio e Jaiaco, STV, 1991
Sub-ponte di via Libia, lato OVEST, Bologna

Per prima cosa ammetto che non sono certo se fosse Jaiaco o Halo ma, siccome per 25 anni sono stato convinto di questo nome, finché non me lo smentiscono resterà Jaiaco.
Ad oggi non so ancora nulla di questi due “graffittari”, non ho mai visto né saputo di altri pezzi fatti da loro; che fossero delle meteore oppure no, questo Hip Hop dedicato al rivoluzionario Stop al Panico dell’ Isola Posse All Star, resterà certamente il loro masterpiece e gli faccio i complimenti ora.

Mai avrei pensato che sarebbe stato proprio il mio gemello JED  a correggermi e rivelarmi a distanza di 25 anni che la tag di Jaiaco è da leggersi CATALO, chiamato così dai suoi amici come pura e semplice abbreviazione del cognome. Che cazzo di storia! Come ho detto a lui però, concedetemelo, Jaiaco spaccherebbe!!

Siamo nel 1991, l’INK è già stata sgomberata ma la sua Posse di punta è in full effect; il vinile rosa e blu con grafica di Dayaki vende di brutto e fa notizia. L’underground bolognese e non solo comincia a cantarlo per strada, il disco si esaurisce e va in ristampa (io infatti mi becco una seconda edizione), tutti lo vogliono e tutti lo imparano a memoria, lo urlano durante le manifestazioni studentesche, diventa a sorpresa un nuovo capitolo di Bologna; ancora adesso se inciti uno “STOP, STOP, STOP…” ti viene sempre risposto “…stop AL PANICO, PANICO“.

Cover del vinile "Stop al Panico"

Cover del vinile “Stop al Panico”

Questa murata celebra con entusiasmo il fermento che si respirava in quegli anni, mentre a livello storico vi dico che questo è il primo graffito apparso sulla parete del Cavallazzi, la Hall of Fame più famosa di Bologna, teatro della storica Jam “Tinte Forti” del 1993; ovviamente, quando lo pittarono Rio e Jaiaco, seguendo la consuetudine bolognese del tempo, era completamente illegale… e la quotazione sale.
Divinia la “O” col punto al centro in entrambe le tags, segno di appartenenza all’Isola.
Il Puppet rifinito con tappini skinny, sicuramente homemade, col suo Ghetto Blaster in spalla era la massima espressione di quello che noi italiani percepivamo della parola “Hip Hop” e si sposa benissimo col lettering del periodo.
Mi ricordo ancora benissimo la parete intonsa e levigata del ponte con questa macchia di colore al centro… emozioni d’altri tempi!!
Voglio un gran bene a questo pezzo e ancora mi stupisce che due “sconosciuti” al loro primo tentativo spaccarono così tanto, soprattutto adesso dove le nuove leve sembrano degli handicappati.  Poi un domani scoprirò che erano due writers navigati del south bronx di passaggio a Bologna, ma la vedo grigia.

Stop al Panico

Stop al Panico

Più imboscato, ma sempre illegale come piace a noi, comparve nello stesso periodo l’enorme “Stop al Panico” di Wolf, Rusty e Kermit; carico di bianco per risaltare all’ombra del sottopassaggio di via Zago, sottolineava ancora una volta il forte legame writing-centro sociale, un legame alimentato dalla voglia di qualcosa di diverso, alimentato da un “Fuck the system” inteso come “fanculo le regole del sistema, lasciateci respirare, lasciateci creare, non ci piacciono gli spazi che VOI avete deciso per NOI, vogliamo i nostri e ce li pigliamo”: quanta energia c’era allora, energia positiva e soprattutto creativa.


 

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